Prima dell’avvento del turismo, gli abitanti delle Maldive hanno trascorso il vivere quotidiano in un rapporto esclusivo con il mare, che ha fornito loro le risorse indispensabili per sopravvivere in un ambiente così peculiare. Un mondo estremo, dove il confine tra il mare e la terra appare evanescente e dove la pesca rappresenta l’unica pratica di sussistenza. Dalle palme da cocco si è imparato a sfruttare ogni parte: il fusto per la costruzione delle barche, le foglie per intrecciare ceste ed utensili, l’olio come combustibile, la polpa fresca come nutrimento e il lime di cocco per condire le pietanze a base di pesce. La pratica della pesca intensiva è stata da alcuni anni vietata per proteggere le tante specie che rischiano l’estinzione e per mantenere la bellezza e la ricchezza del fantastico ambiente delle barriere coralline, troppo vessato dall’incremento esponenziale del turismo moderno. Ciò nonostante, le attività tradizionali legate alla pesca sono praticate ancora oggi da circa il 40% della popolazione. Il pescato fresco ed essiccato viene esportato in India, Sri Lanka e lungo le coste asiatiche.
Durante il soggiorno alle Maldive, spesso mi soffermavo ad osservare il mare in silenzio e a pensare. Ho pensato al mare come ultima frontiera di questa terra, vissuta, sfruttata, sporcata ed infine protetta, dove crediamo di conoscere tutto ma che ancora conserva spazi sconfinati e misteriosi come gli oceani. Il mare, un mondo intorno al mondo, dove non posso vivere ma solo ammirarne la bellezza, nuotare e imparare. Ho pensato al mare ed ho percorso con la fantasia il lungo viaggio delle sue origini, che coinvolge la storia delle rocce e della vita, la deriva dei continenti, le montagne e le valli profonde nascoste negli abissi più remoti. Ho pensato al mare e ho visto nuovamente i suoi abitanti: animali, piante, alghe e organismi microscopici, protagonisti della vita negli oceani che interagiscono fra di loro. Ho pensato al mare e al suoi rapporti con gli esseri umani. Ho visto il mare e l’ho sentito urlare di dolore. Ho abbracciato il mare con lo sguardo per trattenerlo nel mio cuore, per proteggere col mio pensiero la sua fragilità. Ho visto il mare con i miei occhi.