L’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa, racchiude un ambiente naturale unico, protetto dal 1987 da un Parco Regionale che occupa 59000 ettari. Un ambiente dalla bellezza peculiare, con i suoi boschi e i sentieri che si inoltrano e si perdono tra le distese di lava. Al centro dell’ecosistema parco domina il vulcano, alto 3350 metri, il gigante di fuoco temuto ed amato dalla gente del luogo.

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Lupi, daini e caprioli non si vedono più ma nel territorio vivono ancora l’istrice, la volpe, il gatto selvatico, la martora, la donnola, il riccio e il ghiro. Sono presenti moltissime specie di uccelli, tra le quali i rapaci testimoniano l’esistenza di ampi spazi incontaminati. Sulle distese laviche alle quote più elevate è facile osservare la coturnice e il culbianco che volano rapidi con le loro traiettorie irregolari. Inoltre, un misterioso e variegato universo di insetti ed altri artropodi popola l’ambiente: farfalle, grilli, cavallette, cicale, api, ragni, necessari e insostituibili negli equilibri ecologici.

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Nel Parco è il vulcano a farla da padrone. I continui apporti lavici modificano il substrato ed anche la flora cambia. Generalmente, dove un tempo esistevano le foreste di leccio, oggi crescono vigneti, oliveti, frutteti, coltivazioni di nocciole e pistacchi, inseriti fra i boschi di querce e castagni. Al di sopra dei 2000 metri di altitudine crescono il faggio e la betulla, specie endemica dell’Etna. Oltre la vegetazione boschiva il paesaggio si trasforma, caratterizzato da formazioni di spino santo (astragalo) che offrono riparo ad altre piante della montagna etnea, quali il senecio, la viola e il cerastio. Al di sopra del limite dell’astragalo, tra i 2.450 ed i 3.000 metri solo pochissime specie riescono a sopravvivere a condizioni ambientali così estreme. Ancora più in alto e sino alla sommità si estende il deserto vulcanico con tanta, tanta lava. Da sempre la ricchezza del suolo vulcanico ha permesso alle popolazioni etnee di vivere di agricoltura e di allevamento. I paesaggi agricoli creati dall’uomo fra boschi e colate laviche sono ormai divenuti un patrimonio di millenaria tradizione da conservare e proteggere, in sintonia con le esigenze della tutela ambientale. Imponenti opere di terrazzamento, magazzini, palmenti, cantine costellano le pendici della montagna vulcanica. In questo contesto, il Parco dell’Etna guarda con particolare attenzione all’agricoltura biologica. Oggi vigneti, oliveti, pistacchieti, noccioleti e frutteti circondano il vulcano testimoniando una vocazione agricola del territorio ampiamente diffusa e caratterizzata dalla presenza di varietà locali peculiari come le mele “Cola”, “Gelato” e “Cola-Gelato” piccole, gialle e fragranti o alle pere autunnali come la “Ucciardona” o la “Spinella” utilizzata nella cucina tradizionale. La ricchezza delle specie coltivate sull’Etna è un patrimonio di biodiversità da salvaguardare e diffondere alle generazioni future: un’eredità importante, una nota distintiva del Parco.

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In particolare, la coltura della vite e la produzione di vino sono state da sempre favorite dal microclima esistente nel comprensorio e per la gente del luogo, la vite e il vino sono divenute parte determinante della propria civiltà. Le vigne etnee, nel tempo, hanno subito numerose e profonde trasformazioni fino a diventare un elemento caratterizzante del paesaggio antropico. Sull’Etna si coltiva la vite in collina ed in montagna e si sviluppa su terreni sistemati a “terrazze” di piccola e media larghezza. Generalmente, all’interno dei vigneti, si trovano manufatti rurali destinati alla lavorazione delle uve e cantine. Con DPR nel1968 è stata concessa ai vini dell’Etna la DOC “Etna” (Bianco Superiore, Bianco, Rosso e Rosato), interessando i territori di ventuno comuni etnei.

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