Le Formiche Tagliafoglie
La prima volta che ho visto le formiche tagliafoglie in Costa Rica è stata una divertente sorpresa. In realtà, la mia attenzione era stata catturata da una lunga fila verde fatta di pezzetti di foglie che, sospesa da terra, avanzava veloce e sicura lungo un tracciato preciso. Le formiche non si vedevano, completamente ricoperte dai frammenti di foglie, ma è’ bastato raccoglierne un pezzetto per disturbare quell’ordine perfetto ed accorgersi dell’incredibile verità. Una piccola formica trasportava la foglia e non la lasciava e, come lei, tante altre operaie formavano quella linea verde continua che sembrava non avesse origine ne fine.
Un nido di formiche tagliafoglie riesce a triturare ogni giorno una massa di foglie pari a quella consumata da un bovino adulto. I loro nidi possono raggiungere 8 metri di profondità rovinando i terreni e trasformandosi in potenziali trappole per gli animali d’allevamento che rischiano di sprofondarci dentro. Inoltre, i danni alle coltivazioni sono ingenti ma in Costa Rica non esistono mezzi di lotta per eliminarle, sono protette anche loro come tutte le altre specie animali. I nidi, enormi e profondissimi, possono ospitare più di 8 milioni di formiche e sono costituiti da un antro vuoto al centro, da circa 2000 camere e oltre 1000 uscite. L’immensa quantità di foglie che raccolgono serve alle formiche per costruire una lettiera dove coltivano i funghi. Le foglie raccolte e poi masticate creano dei veri e propri giardini sotterranei seminati con le secrezioni fecali, cioè spore di particolari funghi di cui le formiche sono ghiotte. Se nascono funghi di specie diverse dalla preferita, da brave contadine, li strappano come fossero erbacce.
Le formiche tagliafoglie (Atta e Acromyrmex) si nutrono esclusivamente del fungo che cresce solo nelle loro colonie. Raccolgono di continuo foglie che portano alla colonia e le tagliano in pezzi sottili disponendole in aree dedicate alla crescita dei funghi. Le operaie sono specializzate in compiti in base alle loro dimensioni; quelle più grandi sono impiegate nel taglio dello stelo mentre quelle più piccole masticano le foglie e quelle più piccole ancora si prendono cura del raccolto. Queste formiche sono molto sensibili alle varie reazioni del fungo a materiali vegetali diversi, sembra persino che possano rilevare segnali chimici. Se un particolare tipo di foglia è tossico per il fungo non sarà più raccolto. Inoltre, un’altra peculiarità è la produzione nella parte esterna del corpo di speciali antibiotici che uccidono i batteri che possono danneggiare i loro funghi.
L’archeologo tedesco Wolfgang Von Hagen, studioso delle civiltà precolombiane nelle foreste dell’America Centrale, racconta che, stanco di cibi conservati aveva tentato di crearsi un piccolo orto: ……I miei servitori, bruni uomini Miskito dai capelli attorcigliati si lamentavano per tutto questo lavoro. Era inutile, disse un anziano sdentato, piantare alcunché ad eccezione di banane e manioca, perché sicuramente le Wiwis avrebbero tagliato via tutte le foglie. Gli indiani Miskito si lancerebbero senza il minimo incoraggiamento in racconti sulle devastazioni delle Wiwi laka, ma io potei soltanto rilevare che tutto questo stava bene ma che desideravo coltivare il mio giardino. In due settimane le carote, i cavoli, le rape stavano crescendo rigogliose; le carote avevano spiegato le loro punte felciformi, i cavoli crescevano come per magia. Dalla nostra piccola abitazione coperta di palme mia moglie e io gettavamo occhiate ammirate al nostro giardino – giungla. La nostra fantasia evocava piatti di verdure fumanti per sostituire quelle disidratate e le inevitabili fave e jucca. Anche l’anziano sdentato Miskito ci passò vicino e ammise che l’energia dell’uomo bianco aveva avuto ragione della letargia dell’indiano. Poi la catastrofe ci cadde addosso. Ci svegliammo una mattina e trovammo il nostro orto spogliato: ogni foglia di cavolo era smantellata e l’unica cosa sopra il terreno era lo stelo nudo. Delle carote nessuna traccia. Al centro del giardino, sollevato di circa 30 cm, vi era un picco conico di terra e intorno ad esso si trovavano pezzetti di terra da poco scavata. In un foro del monticello alcune formiche, a passetti affrettati, stavano trasportando frammenti dei nostri cavoli, cime di carote, le fave…. In effetti l’intero nostro giardino stava precipitando in quel buco. Potei scorgere la faccia sogghignante dello sdentato indiano miskito….le Wiwis erano venute.
Questo racconto tratto dal libro “Le società degli insetti” di E.O. Wilson è indicativo per comprendere l’efficacia e la potenza dell’opera di questi minuscoli insetti.
Nella straordinaria biodiversità naturalistica del Costa Rica il variegato e fantasioso mondo degli insetti mostra numerose specie, facilmente visibili, dai colori e dalle caratteristiche fantasiose e peculiari, tra le quali le “formiche tagliafoglie” rappresentano un tipico esempio.
Formiche è il nome generico che viene attribuito ad una vasta famiglia di insetti menotteri che mostrano la maggiore diversità nelle aree con clima tropicale. Sono insetti eusociali, con una classe riproduttiva costituita dalle regine (femmine fertili) e dai maschi, e una lavorativa, le formiche operaie (femmine sterili). L’ipotesi scientifica attribuisce alle formiche un’origine antichissima. Alcuni reperti fossili datano la loro comparsa sulla terra tra 140 e 168 milioni di anni fa, contemporaneamente alle angiosperme, e lo studio analitico di queste testimonianze dimostra una loro evoluzione dalle vespe solitarie.
L’anatomia, la riproduzione e il loro ciclo vitale sono stati creati, come sempre accade, in modo funzionale e perfetto per il ruolo biologico che svolgono nel mondo naturalistico ma ciò che le rende veramente uniche è l’organizzazione delle loro società.
Il comportamento delle formiche è molto efficiente ed è variabile nelle colonie da specie a specie. Tra di loro comunicano usando i feromoni, segnali chimici che servono per trasmettere informazioni. Per esempio, marcano il percorso per la raccolta del cibo, segnalano eventuali ostacoli o pericoli all’interno del percorso stesso e, quando una formica ha successo riuscendo a trovare una strada facile e sicura, lascia una nuova traccia che segna la via più breve e meno rischiosa anche per il ritorno.
Inoltre, tramite i feromoni le formiche ferite possono dare l’allarme alle compagne per allontanarle dal pericolo oppure li usano per confondere le formiche nemiche e farle combattere tra loro. Questi segnali chimici sono prodotti da numerose ghiandole situate in varie parti del corpo e sono persino mescolati nel cibo. Nelle specie che prevedono l’esistenza di una formica regina, le operaie cominciano ad allevare nuove regine quando la regnante smette di produrre uno specifico feromone.
Per difendere ed attaccare, invece utilizzano morsi e punture iniettando o spruzzando acido formico. Alcune specie sono molto pericolose per il genere umano.
Tra le specie che appartengono a questi incredibili e organizzatissimi insetti, ne esistono alcune che adottano sistemi di difesa-suicida per la necessità di preservare le loro colonie come, per esempio, un genere del Brasile dove un piccolo gruppo di formiche ogni sera lascia l’interno della colonia sigillando l’ingresso dall’esterno ed andando incontro ad una morte sicura.
Oltre a doversi proteggere dai predatori, nei formicai c’è l’esigenza di difendersi dagli agenti patogeni. Così, l’igiene della colonia viene sempre garantito da un gruppo di operaie addette alla rimozione dei membri morti. Infine, le formiche sono l’unico gruppo, ad eccezione dei mammiferi, in cui è stato rilevato un tipo di apprendimento interattivo per quanto riguarda la raccolta di cibo.
Molti generi di formiche costruiscono formicai complessi mentre altri sono nomadi e non costruiscono strutture permanenti.
Quanto descritto in questo articolo rappresenta soltanto una piccola parte dell’entusiasmante realtà di questi insetti. Gli insetti, sempre presenti in Costa Rica, un mondo in parte nascosto e quasi invisibile ma straordinariamente importante, ricchissimo di biodiversità.