Il risveglio del vulcano Poas
Sono dieci i vulcani che formano la spina dorsale del Costa Rica e tra questi il Poas, ancora attivo, mostra una grande caldera occupata dalle acque azzurre di un affascinante lago. Bello ma letale, questo lago rappresenta uno dei bacini d’acqua più acidi al mondo. Dal 1828 ad oggi ha eruttato 40 volte, vomitando fumo, ceneri e acqua solfurea con una serie di manifestazioni talmente spettacolari da superare ogni sorta di immaginazione. Con l’ultima eruzione, avvenuta in aprile dello scorso anno, il vulcano e il parco circostante sono stati chiusi a tempo indeterminato, con un perimetro di sicurezza di 2,5 chilometri attorno alla bellissima “laguna caliente”. Siamo stati fortunati ad averlo potuto osservare da vicino, è stato il primo monumento naturale che siamo andati a visitare durante il nostro primo viaggio in Costa Rica. Una visione d’altri tempi: il vulcano brontolava con le ribollenti acque che alzavano fumi nell’aria e i gas si confondevano con l’azzurro del cielo, creando nuvole bianche mentre il sole brillava alto regalando un gradevole tepore.
La mancanza totale di vegetazione in prossimità della caldera creava un forte contrasto con il paesaggio circostante della rigogliosa foresta pluviale. Largo 300 metri e profondo 30, il Poas accoglie acque con ph che raggiunge addirittura lo zero mentre il fondo è ricoperto da uno strato di zolfo liquido, rendendolo inadatto alla vita. Inoltre, i gas acidi, evaporando, creano a loro volta piogge e nebbia acide, causando gravi danni agli ecosistemi circostanti oltre che facili irritazioni agli occhi e ai polmoni di chiunque possa avvicinarsi. La misera vegetazione che appare in certi punti è rappresentata soltanto da poche specie rare con cui si sposano altre specie animali altrettanto insolite, impressionanti, tutte adattate a quel peculiare ed estremo habitat: un ennesimo esempio della potenza e della forza vitale della natura.