Roma in 5 giorni – Quarto giorno

Percorso:     Dalla Galleria Borghese all’Appia Antica

Galleria Borghese – Catacombe – Appia Antica – Villa dei Quintili

Il quarto giorno è all’insegna del verde.
Si parte la mattina dalla Galleria Borghese, situata nell’omonima villa, dove si potranno ammirare i capolavori di artisti del calibro di Caravaggio, Canova, Bernini e tanti altri.
Nel pomeriggio è possibile fare una visita alle Catacombe dell’Appia Antica, i cimiteri sotterranei dei primi cristiani, situati al di fuori delle mura cittadine nel rispetto dell’uso antico che proibiva la sepoltura dei morti nel centro abitato.
Infine, una passeggiata lungo il basolato originale dell’Appia Antica è una conclusione ideale per un soggiorno a Roma e un’occasione per ritrovare ancora una volta la suggestione delle memorie storiche in un contesto naturale senza pari.

La galleria Borghese si trova in piazzale Scipione Borghese 5, all’interno della Villa Borghese. Il museo espone opere di Gian Lorenzo Bernini, Agnolo Bronzino, Antonio Canova, Caravaggio, Raffaello, Perugino, Lorenzo Lotto, Antonello da Messina, Cranach, Annibale Carracci, Rubens, Bellini, Tiziano. Può essere considerata unica nel suo genere sia per il numero e l’importanza delle sculture del Bernini sia per le tele del Caravaggio

Il complesso di proprietà dal 1580 della famiglia Borghese, che nel corso dei secoli la ampliò e la trasformò in una “villa delle delizie”, fu acquistato dallo Stato italiano nel 1901 e ceduto al comune di Roma nel 1903 per essere aperto al pubblico. Nel 1902 fu costituita la Galleria Borghese, in quello che originariamente era il “casino nobile” dei Borghese, a seguito dell’acquisizione delle raccolte facenti parte del Fidecommisso Borghese.

Visitare Villa Borghese non significa soltanto ammirare l’arte e ripercorrere secoli di storia ma anche intraprendere una passeggiata nel verde per allontanarsi dal caos della città, restando sempre nel centro di Roma. Rigogliosi pini ed altre essenze tipiche della flora mediterranea accompagnano il cammino nella Villa che raccoglie un parco di notevoli dimensioni collegato da corridoi naturali ad altre aree verdi, come Villa Ada, Monte Mario, il Tevere. l’Aniene. Gli uccelli che lo frequentano appartengono a specie stanziali e migratorie. Il merlo è molto comune, la taccola, la cornacchia grigia, lo storno, il passero domestico, il pettirosso, il fringuello, lo scricciolo, il cardellino, il picchio rosso maggiore, vivono nei loro habitat in quest’isola di verde nel cuore della città. Tra i rapaci sono presenti sia il falco pellegrino, sia il gheppio e tra quelli notturni la civetta e l’allocco. Nel piccolo lago artificiale, oltre alle numerose oche ed anatre domestiche, sono ormai diventati abitanti fissi il gabbiano comune e il gabbiano reale, la canapiglia e il germano reale; sporadicamente sono presenti il cormorano e l’airone cenerino mentre da diversi anni nidifica anche una coppia di gallinella d’acqua.Tra i mammiferi il più significativo è lo scoiattolo co­mune, minacciato dalla presenza della cornacchia grigia che preda soprattutto i piccoli. Significativa è anche la presenza del ratto nero,del topo selvatico e tra gli insettivori del riccio. Tra gli anfibi è presente una colonia di rospo smeraldino mentre il rospo comu­ne è possibile trovarlo nelle acque basse del laghetto a primavera, durante il perio­do della riproduzione. Nelle giornate assolate è facile osservare la lucertola mu­raiola sui monumenti, la lucertola campe­stre e il geco sulle balaustre di pietra e sui muri. Ai giorni d’oggi non è insolito osservare nei parchi e giardini di Roma diversa fauna cosiddetta “esotica”, come pappagalli anche di notevoli dimensioni e, nel laghetto, numerosi esemplari di testuggine palustre americana, abbandona­ti dalle persone dopo averli allevati per qualche anno in casa.

Villa Borghese è il cuore verde di Roma e se si guarda la planimetria l’appellativo è perfetto. Immersi nel verde e seduti su una panchina si osserva quello che resta della natura nel centro di Roma come un albero fiorito. Lontano dal rumore del traffico caotico è facile ascoltare l’eco del ridere dei bambini che giocano nelle aree a loro dedicate oppure alzare gli occhi ed osservare un piccolo tempio in stile ionico affiancato da statue ellenistiche ed ancora cogliere nello sguardo di che esce dalla Galleria Borghese lo stupore impresso per tanta bellezza appena vista. E non finisce qui, poiché uscendo da Villa Borghese lo spettacolo continua: c’è Roma davanti agli occhi, con arte, storia e vita quotidiana.

Nel Parco di Villa Borghese si trova il Bioparco di Roma che ospita circa 200 specie animali tra mammiferi, uccelli, rettili e anfibi provenienti da cinque continenti. Il Giardino Zoologico di Roma nasce nel 1908 con lo scopo di creare un luogo di attrazione e spettacolo, per mezzo di una grande collezione faunistica. All’epoca, la concezione di Zoo era ben diversa da quella attuale e nasceva con uno scopo puramente ludico piuttosto che educativo e scientifico. L’obiettivo primario era il divertimento del pubblico, per mezzo dell’esposizione di animali rari e particolari. Oggi, il Bioparco persegue la conservazione della specie minacciate di estinzione attraverso azioni di sensibilizzazione, l’adesione a campagne internazionali di conservazione e a programmi europei di riproduzione in cattività.

Catacombe

Da oltre 2.500 anni sotto palazzi e strade esiste una Roma sotterranea dove è in corso un’evoluzione geomorfologica in cui geologia e archeologia si intrecciano in una affascinante interrelazione: cunicoli, grotte, cavità naturali utilizzati o creati ex novo nel corso del tempo per ospitare catacombe e cripte, mitrei e carceri, opere idrauliche.

hominem mortuum in urbe neve sepelito neve urito,” Non si seppellisca né si cremi nessun cadavere in città”: questa era la legge nella Roma antica. Si crearono quindi le catacombe, aree cimiteriali sotterranee scavate nel tenero tufo, come facevano gli Etruschi, sorte al di fuori dell’antica cinta muraria della città. Oggi, nel sottosuolo di Roma esistono oltre 40 catacombe che si snodano su più livelli per circa 150 chilometri. Furono costruite lungo le vie consolari, ed i cimiteri ipogei romani lungo la Via Appia sono: Catacombe di San Callisto; Catacombe di Pretestato; Catacombe di San Sebastiano; Ipogeo di Vibia con sepolture promiscue, pagane e cristiane; catacombe di Vigna Randanini con sepolture ebraiche.

Le catacombe romane sono costituite da gallerie sotterranee lungo le cui pareti erano ricavate le tombe (loculi). I loculi, generalmente disposti su file verticali potevano contenere uno o più cadaveri; esternamente erano chiusi da lastre di marmo, su cui spesso erano incisi il nome del defunto ed il mestiere, accompagnati da elementi simbolici cristiani o ebraici.

Un’altra tipologia di sepoltura, tipica delle catacombe romane, è l’arcosolio (arcosolium), costituito da una nicchia arcuata sovrastante una lastra marmorea posta in orizzontale, che chiudeva la tomba. L’arcosolio poteva essere per una sola persona, oppure composito, fino ad accogliere le sepolture di una intera famiglia.

Lungo i corridoi non sono infrequenti i cubicoli, cioè camere sepolcrali di forma quadrata o poligonale, contenenti più loculi o arcosoli destinati a membri della stessa famiglia o di famiglie imparentate tra loro; oppure le cripte, cappelle decorate con affreschi, tra queste la più conosciuta è la “cripta dei papi” nella catacomba di San Callisto

Infine, per ragioni di spazio alcune tombe erano scavate anche nel pavimento dei corridoi ma questa tipologia di sepoltura era diffusa soprattutto nei pressi della tomba di un martire, luogo ricercato dai primi cristiani per la loro ultima dimora.

Appia Antica

“Regina viarum” così veniva denominata la via Appia dagli antichi romani che la costruirono per collegare Roma al porto di Brindisi, crocevia dei traffici commerciali con l’Oriente e con la Grecia. Ancora oggi è una strada importante che, partendo dalla Capitale attraversa il sud del Lazio, una terra ricca di ambienti diversi, affascinanti, dalle rocce dell’Appennino al Tirreno, dall’orizzonte solitario di pianure e di laghi, a isole e paludi costiere, a promontori verdeggianti e spiagge assolate: un mirabile percorso tra presente e passato.

Appia Antica – Foto di Fiammetta Bruni

Ampi tratti della strada sono ancora conservati non solo nel Lazio ma anche in Campania, in Basilicata e in Puglia. Il percorso originale dell’Appia Antica, partendo da Porta Capena, vicino alle Terme di Caracalla, collegava l’Urbe a Capua (Santa Maria Capua Vetere) passando per Ariccia, Terracina, Fondi, Itri, Formia, Minturno e Mondragone. Nel 1784 venne costruita una nuova via Appia parallelamente a quella originale che conduce da Roma a Brindisi.

Foto di Fiammetta Bruni

Universalmente ritenuta una delle più grandi opere di ingegneria del mondo antico, sia in considerazione dell’epoca precoce in cui fu realizzata (fine IV – III sec. a.C.), sia per l’enorme impatto economico, militare e culturale che essa ha avuto sulla società romana, la Via Appia, nonostante le profonde trasformazioni subite, mostra ancora scenari paesaggistici bellissimi e preziose testimonianze di un ricco passato.

Larghi tratti della strada antica a Roma sono ancora oggi conservati e percorribili nonchè meta del turismo archeologico.

Appia Antica – Foto di Fiammetta Bruni

Negli anni ’50 e ’60 del XX sec. lungo il tratto iniziale della vennero realizzate lussuose ville quali residenze dell’alta società della Capitale. Negli anni ’80, invece, mentre lentamente cresceva una coscienza ecosostenibile e una rinnovata sensibilità verso la conservazione e la tutela dell’ambiente, nacque la necessità di salvaguardare il ricco patrimonio storico-archeologico e paesaggistico legato alla strada antica.

Appia Antica – Foto di Fiammetta Bruni

Dopo aspre battaglie politiche, nel 1988 venne istituito il Parco Regionale dell’Appia Antica, con il compito di preservare dalle speculazioni edilizie il territorio attraversato dalla strada, da Porta San Sebastiano alle falde dei Colli Albani, e di promuovere la fruizione delle sue bellezze storiche e naturalistiche. Il Parco si estende su un’area di circa 3 400 ha e ricade nei comuni di Roma, Ciampino e Marino.

Appia Antica – Foto di Fiammetta Bruni

 

Villa dei Quintili

Lungo l’Appia antica esiste un sito archeologico di estrema bellezza e di inestimabile valore, la Villa dei Quintili, costruita nel II sec. a.C., durante la tarda età adrianea, dai due fratelli Sesto Quintilio Condiano e Sesto Quintilio Valerio Massimo. I due fratelli erano nobili, colti, consoli e importanti proprietari fondiari e, all’epoca, la loro grande ricchezza e fortuna suscitò l’invidia dell’Imperatore Commodo che li accusò ingiustamente di aver congiurato contro di lui mandandoli a morte e confiscando i loro beni. La villa divenne così una residenza imperiale. Sorto su un’altura fatta di sedimenti vulcanici, derivanti dalle eruzioni dei Colli Albani, il complesso residenziale rimase in uso fino al VI secolo e successivamente, come accadde per tutte le antiche proprietà imperiali, passò nei secoli in possesso di varie istituzioni ecclesiastiche che autorizzarono sia l’uso dei materiali disponibili trovati in loco, sia gli scavi per ricercare opere d’arte al fine soprattutto della commercializzazione di reperti archeologici.

Foto di Emiliano Pecis

Tra il 1783 e il 1792 furono intraprese diverse campagne di scavo per volontà di Papa Pio VI, allo scopo di arricchire il Museo Pio-Clementino e, in questo periodo, vennero alla luce numerose testimonianze archeologiche – tra le quali le più note sono la statua di “Afrodite Braschi” e due esecuzioni del “fanciullo con l’oca” – conservate oggi nei Musei Vaticani, nel Louvre, nella Gliptoteca di Monaco e in collezioni private.

Foto di Gianfranco Pecis

Nel 1797, i Torlonia comprarono la tenuta ed iniziarono una serie di scavi sistematici che condussero al ritrovamento di numerosi reperti che andarono ad arricchire la collezione privata della famiglia. Per un secolo si continuarono a ricercare opere d’arte storico-archeologiche in modo del tutto arbitrario, senza alcun interesse per la loro salvaguardia e fruizione. Dopo l’Unità d’Italia, però, nacque un nuovo interesse per la valorizzazione delle testimonianze della Roma antica e vennero effettuati dei lavori di ripristino del Ninfeo della villa ed il sito fu analiticamente studiato, rilevato topograficamente e fotografato da Thomas Ashby tra la fine dell’ottocento ed i primi anni del novecento. Le campagne di rilevamento, di studio e di ricerca del sito non sono mai finite e continuano ancora oggi sotto la tutela della Soprintendenza ai beni Archeologici di Roma, tese ad esplorare ulteriormente e rendere visibili le emergenze principali della villa.

Foto di Gianfranco Pecis

Millenni di storia hanno donato a questo sito archeologico un fascino particolare, arricchito dal paesaggio circostante, un promontorio roccioso, aperto verso la pianura ondulata della Città Eterna, che racconta, a sua volta, la storia del Vulcano Laziale. Oggi, dall’alto dei ruderi di questa villa gloriosa, dove soffia costante una gradevole brezza, appare il dilagare della periferia romana ed è possibile, soltanto, immaginare quello che era il paesaggio di un passato ormai lontano.