ROMA IN 5 GIORNI – Primo giorno

Si tratta di un itinerario che ripercorre la storia della città, dalle rovine antiche alla Roma barocca, dal Vaticano a Trastevere, passando per le vie dello shopping fino a toccare l’avveniristica zona dell’EUR. Un percorso ideato per chi si ferma in città almeno quattro giorni e non intende perdere le sue principali attrazioni.

Primo giorno

Dal Colosseo a Piazza di Spagna

Da visitare: Colosseo – Foro Romano – Piazza del Campidoglio – Pantheon – Piazza Navona – Fontana di Trevi – Piazza di Spagna

Si parte dal Colosseo, 2000 anni di storia e questo monumento rimane sempre il simbolo di Roma per eccellenza. A pochi passi dal Colosseo, sulla destra, appare l’Arco di Costantino il più noto, espressione del “trionfo romano” e, poco più avanti, il Palatino. Proseguendo su via dei Fori Imperiali si arriva al Foro Romano l’antica piazza di Roma, mentre dall’altro lato della strada è possibile ammirare l’area dei Fori Imperiali.

Poco più giù, dopo via dei Fori Imperiali e piazza Venezia, si giunge a Piazza del Campidoglio, centro dell’istituzione comunale dal XII secolo. Dalla splendida piazza progettata da Michelangelo, con al centro una riproduzione perfetta della statua di Marco Aurelio a cavallo, è possibile accedere agli splendidi Musei Capitolini, i più antichi del mondo.
Scendendo dal Campidoglio è facilmente raggiungibile, passando per via del Corso, il Pantheon, antico tempio dedicato a tutti gli dei,

A poca distanza dal Pantheon, in direzione del Tevere, è situata Piazza Navona, una delle piazze più scenografiche di Roma.

Tornando indietro verso via del Corso si trovano altri due luoghi famosi in tutto il mondo: Fontana di Trevi e Piazza di Spagna.
L’effetto spettacolare della Fontana di Trevi non si scopre gradualmente, nessuna delle strade che vi conducono è infatti in asse con la fontana stessa. E’ il rumore dell’acqua a suggerirne la vicinanza, ma poi ci si arriva all’improvviso, ed è come se un sipario venisse sollevato davanti agli occhi con un effetto a sorpresa che suscita emozione.
Piazza di Spagna, invece, situata in una delle zone più eleganti ed esclusive del centro storico, incanterà lo sguardo con la sua maestosa scalinata, progettata nel 1700 da Francesco De Sanctis.

Colosseo

Sono nata a Roma e vivo nel centro storico della città, abituata a vedere meravigliosi esempi di architettura dell’antica città ma ogni volta che guardo il Colosseo rimango strabiliata dalla sua possenza. Originariamente conosciuto come Amphitheatrum Flavium (Anfiteatro Flavio), il Colosseo è il più grande anfiteatro del mondo. In grado di contenere un numero di spettatori stimato tra 50.000 e 75.000 unità, è il più importante ed imponente monumento di Roma antica, noto in tutto il mondo come simbolo della città e uno dei simboli dell’intera Penisola Italiana. Nel 1980 è stato inserito nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO assieme a tutto il Centro storico di Roma, le Zone extraterritoriali della Santa Sede e la Basilica di San Paolo fuori le mura; Nel 2007 il complesso, unico monumento europeo, è stato anche inserito fra le Nuove sette meraviglie del Mondo.

L’anfiteatro fu edificato in epoca Flavia su un’area al limite orientale del Foro Romano. La sua costruzione fu iniziata da Vespasiano nel 72 d.C. ed inaugurato da Tito nell’80, con ulteriori modifiche apportate durante l’impero di Domiziano. L’edificio forma un ovale di 527 m di perimetro e la struttura esprime con chiarezza le concezioni architettoniche e costruttive romane della prima Età imperiale, basate rispettivamente sulla linea curva e avvolgente offerta dalla pianta ovale e sulla complessità di archi e volte concatenati tra loro in un serrato rapporto strutturale.

Il nome “Colosseo” deriva dalla deformazione popolare dell’aggettivo latino “colosseum” (traducibile in “colossale”), come appariva nell’Alto Medioevo tra le casette a uno o due piani o, più probabilmente, dalla vicinanza della colossale statua bronzea di Nerone che sorgeva nei pressi dell’anfiteatro. Presto l’edificio divenne emblema della città imperiale, espressione di un’ideologia in cui la volontà celebrativa giunge a definire modelli per lo svago e per il divertimento del popolo.

Anticamente vi si svolgevano esibizioni di gladiatori ed altre manifestazioni pubbliche, come spettacoli di caccia, rievocazioni di battaglie famose, e drammi basati sulla mitologia classica. Non più in uso dopo il VI secolo, l’enorme struttura venne variamente riutilizzata nel tempo, anche come cava di materiale.

Oggi è divenuto un vanto per la città di Roma ed una delle sue maggiori attrazioni turistiche archeologiche facilmente visitabile. Nel 2016 il circuito archeologico del Colosseo, Foro Romano e Palatino ha ottenuto 6 408 852 visitatori, risultando il secondo sito museale statale italiano più visitato, alle spalle del Pantheon.

 

 

Pantheon

Il Pantheon, situato nel rione Pigna nel centro storico di Roma, è un edificio dedicato a tutte le divinità fondato nel 27 a.C. in età augustea e fatto ricostruire tra il 120 e 124 d.C. dall’Imperatore Adriano, dopo essere stato danneggiato seriamente da una serie di incendi. L’edificio è composto da una struttura circolare unita a un portico in colonne corinzie (otto frontali e due gruppi di quattro in seconda e terza fila) che sorreggono un frontone. La grande cella circolare, detta rotonda, è cinta da spesse pareti in muratura e da otto grandi piloni su cui è ripartito il peso della caratteristica cupola emisferica in calcestruzzo. La cupola ospita al suo apice un’apertura circolare detta oculo, che permette l’illuminazione dell’ambiente interno.

L’altezza dell’edificio calcolata all’oculo è pari al diametro della rotonda, caratteristica che rispecchia i criteri classici dell’architettura equilibrata e armoniosa. A quasi due millenni dalla sua costruzione, quella del Pantheon è ancora oggi la più grande cupola esistente costruita in calcestruzzo non armato. All’inizio del VII secolo il Pantheon è stato convertito in basilica cristiana chiamata Santa Maria della Rotonda o Santa Maria ad Martyres, cosa che ha permesso al monumento di sopravvivere quasi integro alle spoliazioni apportate dai papi agli edifici della Roma classica. Gli abitanti di Roma lo chiamano la Rotonna, (la Rotonda), da cui deriva anche il nome della splendida piazza antistante che, divenuta da diversi anni isola pedonale, accoglie tra negozi di artigiani, eleganti bar e ristoranti famosi, romani e turisti, avvolti da un’atmosfera di rilassante allegria.

Piazza Navona

Rappresenta una delle più celebri piazze di Roma, fatta costruire dalla famiglia Pamphili. Piazza Navona, ai tempi dell’antica Roma, era lo Stadio di Domiziano, lungo 276 metri, largo 106, con la capacità di poter ospitare 30.000 spettatori. Era riccamente decorato con alcune statue, una delle quali è quella di Pasquino ora collocata nell’omonima piazza di fianco a Piazza Navona. Poiché era uno stadio e non un circo, non c’erano i carceres (i cancelli da cui uscivano i cavalli da corsa) né la spina (il muro divisorio intorno a cui correvano i cavalli) come visibili, ad esempio, nel Circo Massimo ma era tutto libero ed utilizzato per le gare degli atleti. L’Obelisco che ora è al centro della piazza, non si trovava li ma proviene dal Circo Massenzio, tuttora in Via Appia. Il nome della piazza era originariamente “in Agone” (dal latino in agonis, “giochi”) poiché lo stadio era usato solo ed esclusivamente per le gare di atletica. L’uso ludico si protrasse fino in età rinascimentale avanzata quando ancora appare come area adibita ad addestramento cavalleresco e giochi carnevaleschi. In questo breve intervallo la proprietà del Circus Agonis risulta frazionata tra privati ed enti ecclesiastici.

 

La piazza assunse la sua fisionomia attuale in epoca barocca divenendone un simbolo con i suoi elementi architettonici e scultorei quali la Fontana dei Quattro Fiumi al centro della Piazza del Bernini, la Chiesa di Sant’Agnese in Agone davanti alla fontana e Palazzo Pamphilj, alla costruzione dei quali collaborò il suo “rivale” Borromini”. Costruita per celebrare la grandezza del casato dei Pamphili, in una sorta di competizione con i Barberini ed i Farnese, Innocenzo X (nato Giovanni Battista Pamphilj) volle eretto il palazzo omonimo e arricchì Piazza Navona con opere di ingente valore. Per il riassetto dell’area si ricorse perciò alla demolizione di alcuni isolati, mentre la gara per l’aggiudicazione delle commesse fu combattuta senza esclusione di espedienti fra i principali architetti del tempo. La leggenda circa la presunta rivalità fra il Bernini e il Borromini narra che a due delle quattro statue dei fiumi Bernini abbia voluto concedere speciali tutele contro l’opera dell’avversario: al Nilo una benda sulla testa per sottrarsi all’infelice visione e al Rio della Plata una mano protesa per ripararsi dal forse imminente crollo della chiesa; ma la credenza è infondata, poiché la fontana fu realizzata prima della chiesa, mentre il Nilo ha la testa bendata perché al tempo non erano state ancora scoperte le sorgenti del fiume. La statua di Sant’Agnese sulla facciata della chiesa ha una postura che apre a più interpretazioni, fra le quali quella che la mano sul petto, insieme all’espressione del volto, sia segno di sconcerto. Piazza Navona ha anche altre due fontane: la Fontana del Moro scolpita da Giacomo della Porta e ritoccata dal Bernini, situata nell’area sud della piazza, e la Fontana del Nettuno (originariamente fontana dei Calderari), situata nell’area nord, opera di Gregorio Zappalà e Antonio Della Bitta

A Piazza Navona si respira un’aria particolare, alla bellezza artistica del complesso architettonico e monumentale si unisce l’estro di artisti, pittori, disegnatori e musicisti; estemporanei cavalletti mostrano le loro creazioni e vengono proposti ai passanti ritratti anche caricaturali improvvisati. Inoltre, durante le ore serali si arricchisce delle “performance” degli artisti di strada ma è durante il periodo Natalizio che l’animazione della piazza rinasce, con la festa dell’Epifania, che qui raggiunge l’apoteosi dell’allegria. Protagonista è la Befana che attira in piazza grandi e bambini per girare tra le bancarelle colme di giocattoli, e di dolciumi di ogni tipo, per giocare con tante “Befane” e “Babbi Natale”, per ammirare e comprare gli innumerevoli addobbi natalizi. In questa occasione di festa, Piazza Navona, è piena di gente che ride, scherza, si diverte, affollata di banchi con oggetti colorati che infondono una sorta di felicità, quasi a non voler abbandonare il gioco e l’allegria che per secoli l’hanno accompagnata.

 

Fontana di Trevi

La Fontana di Trevi oltre ad essere la più grande e una fra le più note fontane di Roma è anche considerata una delle più celebri fontane del mondo. Fu progettata da Nicola Salvi che vinse il concorso indetto da Papa Clemente XII nel 1732, e completamente costruita con travertino, marmo, intonaco, stucco e metalli nel 1762 (tardo barocco) da Giuseppe Pannini.

La storia della fontana è strettamente collegata a quella del restauro dell’Acquedotto dell’Acqua vergine, che risale ai tempi dell’Imperatore Augusto. L’acqua del fiume Aniene arrivava fino al Campo Marzio, per alimentare le terme attraverso un acquedotto lungo più di venti chilometri, quasi tutti sotterranei. L’acquedotto rimase in uso per tutto il medioevo, con diversi restauri nel corso del secoli, in occasione dei quali si provvide anche ad allacciare il condotto ad altre fonti più vicine alla città, poste in una località allora chiamata «Trebium», che potrebbe essere all’origine del nome dato alla fontana. Quello dell’Acqua Vergine è il più antico acquedotto di Roma tuttora funzionante, ed è l’unico che non ha mai smesso di fornire acqua alla città dall’epoca di Augusto. Innumerevoli vicissitudini complicarono la costruzione della Fontana di Trevi che durò trent’anni durante i quali subì trasformazioni, influenze barocche e monumentalismo classicista, vide creazioni di nuove scenografie con figure mitologiche ed allegoriche, assistette allo sposalizio tra architettura e scultura, a guerre e lotte intestine tra famiglie rivali. Tra le cause dei lunghissimi tempi di realizzazione dell’impresa, oltre all’indubbia grandiosità dell’opera, vi furono il notevole aumento dei costi che, di volta in volta, lievitavano vertiginosamente e quindi dei fondi necessari, e le liti frequenti tra gli architetti e scultori incaricati dell’esecuzione dell’opera.

Nel 1998 la Fontana fu sottoposta ad un importante intervento conservativo quando si operò la ripulitura della fontana e l’ammodernamento dell’impianto idraulico. Il restauro più recente ha avuto invece inizio il 4 giugno 2014, sponsorizzato in modo consistente dala famiglia Fendi.

Intorno alla splendida Fontana di Trevi, uno tra i più significativi simboli di Roma, sono nati aneddoti e leggende che appartengono oramai alla cultura popolare romana. Tutti sanno che voltando le spalle verso palazzo Poli, a occhi chiusi, è importante lanciare una monetina per avere la speranza di ritornare nella città eterna. Le origini di questa tradizione, conosciuta in tutto il mondo, potrebbero derivare dall’antica usanza di gettare nelle fonti sacre oboli o piccoli doni per propiziarsi le divinità locali, come i “pozzi dei desideri”. Nel 2006 il Comune di Roma ha deliberato che tutte le monete recuperate dal fondo della Fontana siano destinate alla Caritas della Capitale. In passato, quando l’acqua di Trevi si beveva (oggi si usa solo per irrigazione e per alimentare le fontane) ed era considerata tra le migliori poiché povera di calcare, le ragazze ne facevano bere un bicchiere al fidanzato che partiva, bicchiere che poi frantumavano in segno e augurio di fedeltà.

Icona della città di Roma, il mondo del cinema, non indifferente alla sua magnificenza ed alla sua fama, ha utilizzato l’ambientazione e l’immagine della fontana di Trevi in diverse occasioni. Prima fra tutti la scena nel film “La doce vita” di Federico Fellini del 1960, dove Anita Ekberg si tuffa nella vasca, invitando Marcello Mastroianni a bagnarsi con lei.

 

Piazza di Spagna con la scalinata di Trinità dei Monti è un luogo di affascinante bellezza, di arte ed eleganti attrazioni. Al centro, la fontana della Barcaccia, scolpita da Pietro Bernini e dal celebre figlio Gian Lorenzo Bernini, risale al primo periodo barocco.

La monumentale scalinata di 135 gradini venne realizzata con finanziamenti dei francesi per collegare l’ambasciata borbonica spagnola (a cui la piazza deve il nome) alla chiesa di Trinità dei Monti e fu inaugurata da papa Benedetto XIII in occasione del Giubileo del1725. Anche in questo caso, come per tutte le grandi meraviglie architettoniche e monumentali di Roma antica, la costruzione dell’opera non fu semplice, accompagnata da liti, contrasti ideologici e gelosie tra gli architetti. Infine, nacque una grande scalinata decorata da numerose terrazze-giardino, che in primavera ed estate viene addobbata splendidamente con molti fiori. La sontuosa, aristocratica scalinata, posta all’apice di un lungo asse viario che portava al Tevere fu disegnata in modo che avvicinandosi, gli effetti scenici aumentassero man mano, peculiarità della grande architettura barocca con la creazione di lunghe, profonde prospettive culminanti con quinte o sfondi a carattere monumentale. La scalinata subì un restauro nel 1995 ed un altro successivo terminato nel 2016 grazie al contributo della casa di moda Bulgari.

Da Piazza di Spagna si diramano le vie più interessanti del centro storico di Roma quali Via Condotti, dove passavano le condutture che portavano l’acqua Vergine alla Fontana di Trevi e sede oggi delle più importanti ed eleganti boutique della città; Via Margutta la strada degli artigiani e degli artisti, ricca di gallerie d’arte e di ristoranti alla moda; Via del Babuino che assunse questo nome a causa della bruttezza della statua del Sileno (divinità classica legata alle sorgenti e alle fontane) collocata nel 1571 con l’istallazione di una nuova fontana (er babuino per i romani); Via del Corso, la strada centrale del Tridente, ampio intervento urbanistico compiuto tra il XV e il XVII secolo, che riordinò le tre strade che dalla porta principale di Roma, Porta del Popolo, veicolavano il traffico verso le basiliche maggiori e lungo la quale si trovano un insieme ricco di palazzi gentilizi, di chiese e di importanti negozi; Via di Ripetta, dalle origini molto antiche, ricalca un tracciato già presente in epoca romana; Via Frattina che segue il percorso di una strada di epoca romana utilizzata dagli abitanti delle ville del Pincio per recarsi al centro della città e, dagli anni ’60, insieme a Via Condotti e a Via Borgognona rappresenta una delle strade più significative dello shopping romano con una vocazione speciale verso la sartoria, l’argenteria e l’arredamento..

In occasione della ricorrenza dell’Immacolata Concezione, dal 1923 i Vigili del Fuoco offrono un acrobatico omaggio floreale alla statua, che sorge nella piazza sul lato di Via Frattina; la festa, sempre accompagnata da una preghiera mariana del Papa, è una delle cerimonie religiose più amate e popolari in Roma.