Noi e Polette

Una dolcezza infinita, Polette, la nostra amica malgascia, una cagnetta tranquilla e libera che approfittava della bassa marea per pescare piccoli pesci rimasti nelle pozze d’acqua più profonde. All’inizio pensavo fosse solo un gioco quello di Polette, che senza mai alzare lo sguardo, concentrata sull’acqua, instancabile, zampettava e mordeva il nulla, affondando il muso di continuo. Era distratta soltanto dal volo di qualche airone di passaggio per cui sembrava doveroso abbaiare e inseguirlo con una corsa sfrenata, che terminava, dopo centinaia di metri, nell’acqua alta. Qui Polette, incurante delle onde e della corrente, continuava a nuotare verso il largo; era un vero spettacolo guardarla. Poi, considerando la tenacia del suo comportamento e qualche volta vedendola masticare, ho capito che la caccia-pesca dava qualche frutto. In quei momenti, però, non disdegnava la sua buona dose di coccole, sempre pronta per farsi accarezzare. Ci seguiva nelle nostre lunghe camminate sulla spiaggia senza chiedere niente, si fermava con noi al tramonto ad osservare il “sole che torna a casa”. Aspettava paziente la fine della nostra cena, sicuramente speranzosa di ottenere qualcosa da mangiare, ma non osava troppo, era discreta; l’ostilità dei malgasci nei confronti dei cani fa parte della loro cultura, e Polette ne era perfettamente consapevole.

polette

La storia di questo giovane cane è malinconica; il suo padrone francese la abbandonò ancora cucciola per tornare in patria e lei, rimasta sola e desiderosa di compagnia umana, decise che la sua casa sarebbe stata proprio il Resort dove noi alloggiavamo. I gestori non ne furono contenti ma dovettero fare buon viso a cattivo gioco, poichè Polette, nel corso di due anni, si è fatta amare dagli ospiti tanto da diventare, a furor di popolo, la mascotte del Resort.

La sua presenza in quel tratto di spiaggia attirava l’interesse di un altro cane, un robusto cucciolo di razza “derivato-lupo”, con le classiche orecchie, una sù e una giù, chiamato da noi “Mascalzone Malgascio”. Il suo temperamento era molto diverso da quello di Polette, poco educato, insistente e mordace ma ugualmente simpatico. Arrivava di solito nel pomeriggio e, dopo aver baciato Polette per più di 4/5 minuti (un continuo e frenetico “leccarsi i musi”), non riuscendo ad imitarla nella pesca, infastidiva i poveri, piccoli granchi bianchi che, disperati, cercavano di rintanarsi nella sabbia. Di sera, dopo il tramonto, Mascalzone Malgascio abbandonava noi e Polette per tornare alla sua casa.

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Avremmo voluto portarla in città con noi, vista l’ostilità e i pericoli che sapevamo avrebbe dovuto affrontare, ma l’idea di staccarla dalla libertà e dall’ambiente favoloso nel quale viveva ci sembrava una folle utopia, un cane pescatore come Polette non avrebbe potuto vivere senza il suo mare.

Grazie all’amore di Tania e dei suoi amici, che gestivano il resort vicino a noi, siamo partiti tranquilli, ma nel nostro cuore un piccolo spazio per Polette rimarrà sempre.

io e polette