Per molti anni Il Costa Rica è stato il regno del caffè, il “caffè tico” che la pubblicità descrive come il più buono del mondo, fu importato da Cuba nel 1808, divenendo l’unico grande tesoro. Coltivato in modo moderno e favorito dal clima secco dell’altopiano, dai suoi frutti rosso sangue nacque la vera ricchezza del Paese, il potere ma anche uno stile di vita, una “cultura” dell’intero processo che dalla piantagione arriva ai sacchi di iuta del caffè tostato, dal canestro fino alla “cafetalera”, dove tra rumori assordanti, avvolti da impalpabili polveri, uomini e macchine puliscono i frutti, spellano, sbucciano ed infine seccano e confezionano il prodotto. Il caffè fu l’orgoglio, fu l’essenza, la radice e il frutto dei coltivatori per molte generazioni, fino a quando la concorrenza dei Paesi produttori più poveri ne fece diminuire drasticamente il prezzo. Allora, il Costa Rica decise di investire su un progetto ambizioso, l’educazione ambientale per i giovani, la conservazione e la protezione dell’immenso patrimonio naturalistico che caratterizza il Paese. Ormai, l’economia maggiore del Costa Rica è l’ecoturismo che offre vacanze indimenticabili in Lodge semplici ma eleganti, immersi nella foresta pluviale originaria. Ai turisti si vendono escursioni a cavallo, trekking e natura, prodotti che oggi in Costa Rica valgono molto di più del caffè.